LA GUIDA DI PONTREMOLI

Visita alla città, il centro storico




La pala d'altare della chiesa di San Geminiano a Pontremoli, restaurata da Anna Triani
Ingradisci l'immagine



Cronaca di un secolo in Lunigiana

 

Lunigiana.net In primo piano

17 febbraio 2004
L'alluvione del '700 nella pala restaurata di San Geminiano
Pontremoli, vista da est, investita da una violenta alluvione del fiume Magra

Un altro tassello del ricchissimo patrimonio artistico pontremolese è stato riportato allo stato originale. Si tratta di una grande pala d’altare, conservata nella chiesa di San Geminiano, nella terza cappella di destra, raffigurante la Madonna con il Bambino ed i Santi Bernardo di Chiaravalle, Geminiano, Giovannino e Stefano e restaurata, con impegno davvero lodevole, da Anna Triani e Maria Grazia Ghezzi, per interessamento dell’Opera del Duomo ed il contributo di Tiziano Triani.
Dall’analisi dei documenti dell’antica Parrocchiale, disponibili negli archivi locali, nulla è emerso, al momento, in riferimento all’autore, ma l’esame iconografico ci permette di ricavare tutta una serie di informazioni di particolare interesse.
La pala propone una Sacra Conversazione tra la Vergine, che abbraccia teneramente Gesù Bambino e circondata da un volo di Cherubini e Serafini, con , da sinistra, San Bernardo di Chiaravalle, di cui compare l’iconografia canonica di giovane, vestito con l’abito bianco dei cistercensi e il pastorale nella mano destra, mentre nella sinistra regge la catena con cui trattiene un diavolo, che compare quasi sul fondo al centro, con il volto iroso e le mani tra i capelli; San Geminiano, raffigurato in ginocchio, con i parati vescovili ed ai piedi il pastorale e la mitra; a destra, il protomartire Santo Stefano, in ginocchio, proposto nella raffigurazione più comune di giovane aggraziato, vestito con la dalmatica dei diaconi e nella mano destra la pietra strumento del suo martirio; infine, San Giovannino, inginocchiato, vestito con una pelle di pecora, in mano un’esile croce di canna cui è avvolto un nastro con la scritta "Ecce Agnus Dei" e sul fianco la ciotola del battesimo.
Tutti sono collocati su un tappeto di nubi che si apre in basso al centro per offrire una panoramica inequivocabile di Pontremoli, vista da est, investita da una violenta alluvione del fiume Magra. Lo schema organizzativo della Sacra Conversazione non si discosta dal genere e propone Santi oranti vissuti in epoche diverse e con plausibili riferimenti a devozioni locali, ovviamente interpretabili. La collocazione di San Bernardo, infatti, rinvia alla sua collocazione di promotore della "mariologia" che tanto spazio ebbe nella storia di Pontremoli; altrettanto vicino ai consensi locali San Giovannino, presente con statue di squisita fattura fin dalle origine della devozione, risalente al Cinquecento, in San Francesco e in Santa Maria del Popolo, con probabile aggancio alla funzione salvifica dell’acqua del Battesimo, da contrapporre a quella micidiale del fiume. Meno giustificabile la presenza di Santo Stefano, la cui collocazione potrebbe essere rinviabile ad un esplicito desiderio della committenza. Nessun problema, invece, per quanto riguarda San Geminiano, sia come patrono della città, quindi chiamato alla protezione anche in un evento disastroso come un’alluvione e maggiormente giustificato in quanto tra i miracoli compiuti in Modena l’agiografia locale riporta anche una specifica intercessione per un evento alluvionale che minacciò la città padana.
Non c’è dubbio, allora, che centrale nel significato della pala resta la richiesta di protezione alla Mater Amabilis e ai Santi per la violenta alluvione che colpì Pontremoli e la preghiera ebbe certamente effetti positivi. La veduta della città, infatti, propone uno scorcio di Pontremoli, dal Ponte di Cima al Ponte di Nostra Donna, con un minimo innesto della parte est del borgo, aggredito da un’immane fiumana che non solo ha atterrato parte del ponte a nord, ma lambisce minacciosamente le case che sembrano vacillare di fronte allo sconvolgente urto dell’acqua. A quale alluvione l’artista possa fare riferimento non è dato sapere, anche se i collegamenti stilistici e storici possono rinviare o all’alluvione del 1703, per altro poco nota, o alla più conosciuta del 1732, quando, tra l’altro crollarono il Ponte della Beccheria e l’abside dell’antico Oratorio di Nostra Donna. Proprio la caduta di parte del Ponte di Cima fa ritenere più probabile l’alluvione del 1703. Da notare, inoltre, che i particolari minuziossimi della città evidenziano come non si possa scendere al di sotto del 1681, in quanto è già presente la cupola del Duomo, e non si può andare oltre il 1738, in quanto non compare proprio il nuovo Oratorio di Nostra Donna.
Per il resto, possiamo dire che se l’autore ha elaborato un disegno molto realistico di Pontremoli, ha inserito, però, come sfondo la vista dell’Appennino, invertendo, quindi, la veduta dei monti rispetto alla realtà. Una scelta dovuta, forse ad esigenze pittoriche che non sminuisce comunque il valore storico e documentario dell’immagine.
Una pala, quindi, dai più diversi significati, che si propone in tutte le sue valenze artistiche, storiche e devozionali, alla quale dovrà essere rivolta ulteriore attenzione per quanto potrebbe ancora dirci per la storia della nostra città, e di cui ora possiamo gustare gli effetti di un intervento che vorremmo non fosse l’ultimo, ma si facesse di nuovo punto di partenza per rendere sempre più fruibile il grande tesoro che ci viene dal passato.
(Rassegna Stampa, Il Corriere Apuano14 febbraio 2004, Luciano Bertocchi).








Archivio News

Home Page Chi siamo Le aziende • Scrivici