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7
marzo 2004
La
marocca, il pane dei poveri che piace ai ricchi
La
marocca è un pane antico, povero, sfornato per
secoli dalle donne del territorio di Casola. Dopo l'ultima
guerra la tradizione è andata quasi perduta e
la gente lunigianese ha dimenticato il suo gusto. Finchè
alla fine degli anni '90 Angela Leonardi, Simona Balboni
e Ermete Ricei non ne hanno riscoperto la ricetta e
rilanciato la produzione. Che ha cominciato subito ad
andare a ruba.
Grazie
a loro questo antico pane tradizionale della Lunigiana
è rinato a nuova vita ed è diventato addirittura
«Presidio Slow Food».
Basta assaggiarla infatti, la marocca di Casola, per
rendersi subito conto delle sue caretteristiche eccelse
in fatto di genuinità e di gusto.
Fatto principalmente con la farina di castagne (conservabile
tutto l'anno e sempre disponibile in Lunigiana, la cui
economia agricola era in passato, quasi esclusivamente
basata sulle castagne e sulla produzione della farina
che da esse ne deriva) e una piccola quantità
di farina di grano (questa sì estremamente rara
nei tempi antichi)
la marocca è stata per molti secoli un pane quotidiano,
una sorta di pane dei poveri ed oggi si ripresenta sulle
nostre tavole come delizia gastronomica ed anche come
prodotto di elevate caratteristiche nutritive.
Il nome «marocca» deriva da «marra»,
parola mediterranea che significa «mucchio di
sassi» e da «marrone», castagno: nel
senso corrente è andata a significare un alimento
duro, poco malleabile, eppure ben conservabile ed eccezionale
per il suo gusto. Così è la marocca anche
dieci, dodici giorni dopo essere stata sfornata.
Angela
, Simona e Ermete dall'ottobre 2002, dopo
avere restaurato un antico forno a legna a Casciana,
nel comune di Casola, ne
hanno iniziato una produzione ben
organizzata e due volte alla settimana effettuano le
consegne nelle cittadine della Lunigiana e nelle città
limitrofe.
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