Il Gordana e gli stretti di Giaredo
Acque
limpide e cristalline
Dal Passo del Rastrello e dal Monte Tecchione scendono,
vorticosi e rapidi, i Canali Cedolo e Muriccio per incontrarsi
più a valle in uno scrosciante abbraccio da cui prende
vita il torrente Gordana.
Fin dalle origini, il Gordana rivela la sua identità.
Acque limpide e cristalline scorrono veloci con ripetuti
salti in un percorso tormentato e denso di ostacoli con
sassi e massi disseminati sul letto del torrente. Un debutto
fragoroso, come si conviene a un vero corso dacqua
di montagna. Poi, a poco a poco, lassordante voce
del torrente inizia a placarsi nei primi slarghi ove ha
inizio il nostro incontro con un fiume che ha tramandato
avvincenti storie attraverso testimonianze e ricordi di
gente del luogo.
I mulini del Gordana
Sui mulini che troviamo lungo il torrente la curiosità
è dobbligo. Il mulino "Cestino",
il "Garghè", il "Riccetto" e
il "Gianòn" sono i nomi di questi casolari
abbandonati che un tempo provvedevano alle esigenze vitali
di tanti valligiani. Scorre più lento il Gordana
in questi luoghi, una volta frequentati per le risorse che
potevano dare ed oggi un po lasciati al loro destino.
Scendiamo più a valle con il torrente. In prossimità
del tributario Noce un ponte in sasso porta verso lultimo
mulino il "Marghino" mentre il torrente acquista
sempre più rapidità iniziando ad inabbisarsi
fra rocce e rupi grondanti dacqua.
E questo il vero Gordana dirompente fra pareti di
sasso umide e boscose. Più a valle, immerso in boschi
di cerri e di castagni, tortuosamente si fa strada ricevendo
le acque fresche ed ossigenate di alcuni canali provenienti
dalle vallate laterali.
Gli Stretti di Giaredo
Ma ormai nelle vicinanze dellabitato di Cavezzana
la corsa del torrente viene quasi completamente carpita
dalla presa della Centrale che con la diga interrompe limpetuosità
di queste acque. Qui, sotto la diga, il Gordana è
appena un modesto corso dacqua che si addentra tra
anguste gole raggiungendo i famosi Stretti di Giaredo.
Uno spettacolo affascinante si apre agli occhi del visitatore.
Le acque cristalline scorrono tra due ripide pareti alte
oltre cinquanta metri che, in alcuni punti, arrivano quasi
a toccarsi lasciando penetrare appena qualche raggio solare.
I
saraceni del Gordana
Osservando attentamente le
rocce si intravedono alcune cavità o grotte naturali
su cui la tradizione ha ricamato curiose leggende. Dicono
che qui, un tempo, abbiano abitato i saraceni.
Vengono in soccorso anche testimonianze poetiche. Allinizio
di questo secolo Luigi Buglia nei suoi "Sonetti della
Gordana" così decantava:
"Qui, per oscure grotte, su cupi abissi, / una selvaggia
gente visse di preda: / nella tarda notte famelica sortìa
lungo il torrente...
E le grotte, giù lungo le rupe, sullacque /
turgide e profonde, spalancano la bocca / orride e mute".
Protagonisti assoluti di tali leggende, gli stretti di Giaredo,
a guardarli, distribuiscono un certo timore.
Appena lontana parente di quello che era il torrente sopra
la diga, il Gordana, dopo lo spettacolo degli stretti, si
avvia sempre più lentamente a concludere la sua corsa
per andare a sfociare dopo quindici chilometri di percorso
nel fiume Magra. |