Se passi da queste parti in un giorno d'estate, a riscoprire gli
antichi percorsi dell'alpeggio lungo i sentieri del trekking, tra
verdi castagni e faggette solcate da limpide acque dove signora
è la trota, fermati ad ammirare l'orizzonte: una sequela
di castelli, di torri, di borghi antichi che parlano dell'spitalità
di una antica civiltà contadina e di quella signorile dei
domini di questa Terra.
L'ospitalità è un culto che
caratterizza questa nostra gente un pò ligure, un pò
toscana, un pò emiliana, che tante dominazioni ha subito nei
secoli, che tanti padroni ha servito, ma che sempre ha raccolto
il forestiero col piacere dell'offerta del cibo, e di un buon bicchiere
di vino, rimanendo comunque sè stessa.
Anche nell'epoche
autarchiche, quando niente altro che erbe, castagne e suoi derivati,
si mangiava in queste contrade bagnonesi, non dissimili dalle altre
terre di Lunigiana, l'ospite ha sempre condiviso l'offerta dei cibi
poveri, fatti di erbe di campo, di sfoglie di grano, di impasti
di farina di castagna: sapori umili e dignitosi che parlano ancora
oggi al turista un linguaggio di semplicità ma di indubbio
fascino, negli agriturismi, nelle trattorie, nei tanti locali tipici
dove si mangia cibo di produzione locale, cotto con le tecniche
di sempre: forni a legna, testi di cotto o di ghisa. Suggestione
di tempi lontani che si riscoprono improvvise di fronte al testarolo,
simbolo di questa terra, e che richiamano alla mente i sapori di
terre vicine, di valli confinanti con le quali condividiamo le origini
demografiche (il pesto ligure), o che giungono a noi da lontani
domini longobardi dai quali le originarie popolazioni liguri-apuane
hanno imparato l'uso del coccio per cuocere i cibi.
Oggi puoi scoprire
infinite varianti di minestre e di torte di verdura e di piatti
a base di castagna (bastarde) con farina di grano e castagna, frittelle
con la ricotta del pastore, con i salumi invecchiati nelle prede
di sasso, porcini raccolti nei boschi di questo appennino che sale
dolce al luogo delle antiche capanne di Iera. Lì si portano
ancora oggi al pascolo i capretti e gli agnelli che tanta semplice
parte hanno nel gusto di questa cucina, insaporita dal fuoco di
legna e dagli aromi di salvia e rosmarino.
Quando ti alzi da tavola
dopo aver gustato il piacere di piatti rari, continua la scoperta
di questi borghi, vagabondando tra pietre segnate dalla storia:
scoprirai un popolo che ha in sè una dignità antica,
una identità forte e prestigiosa che, nei secoli, si è
espressa attraverso nobili personaggi e che oggi accoglie il visitatore,
consapevole ospite che porge cibo, storia, cultura e dignità.
Le sere d'estate sono una occasiione per incontrare la storia in
forma di spettacolo, di mercato medioevale o più semplicemente
per assaporare il gusto della notte e di quel cielo stellato che
ha meritato l'appellativo di "Terra della Luna" a queste vallate.
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