I menhir o statue stele
L'idolatria
secondo Ambrosi
Scrive Augusto Ambrosi:
"Per ragioni difficilmente determinabili nella valle
del fiume Magra e dei suoi affluenti si sono conservate
immagini umane scolpite in pietra risalenti dalla tarda
preistoria agli ultimi secoli che precedettero la romanizzazione.
Sono le sopravvissute tracce di una grande religione che
al superamento dell'età della pietra e al diffondersi
di quella grande invenzione che furono i metalli, trasformò
la pietra in oggetto di culto, in segno di memoria perenne
capace di superare e di vincere il tempo. (...) Che siano
divinità vere e proprie o soltanto personaggi emergenti,
guerrieri e grandi madri, che si volevano ricordare e commemorare,
non ha molta importanza. Questa folla misteriosa e suggestiva,
queste pietre, erano certamente monumenti nei quali si trasfondeva
una carica di affetto e di amore che, in tutti i casi, doveva
confluire in quell'acceso sentimento che oggi chiamiamo
idolatria. (...)Dal III millennio a.c. fino alla romanizzazione
le statue-stele della Lunigiana, con le loro forme, con
le diverse armi, con i differenti amuleti, riescono a darci
preziose informazioni sulle popolazioni che le hanno pensate,
che le hanno scolpite, che le hanno venerate e che le hanno
distrutte. |