1917-1919
APPROFONDIMENTO |
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LA
FEBBRE SPAGNOLA
di Maurizio Bardi
Ultima modifica: 29 aprile 2009
La "febbre spagnola" é ancor oggi ricordata
come la più grave epidemia di influenza sofferta dall'umanità.
Ebbe inizio nel 1917 e
terminò nel 1919 con dati di
mortalità elevatissimi, cinquanta milioni di persone nel mondo. Secondo l'americano "Bullettin of Medical History", i morti furono addirittura 100 milioni, la maggior parte in tre mesi terribili, fra il settembre e il dicembre del 1918.
Nessun paese, nessun continente fu risparmiato. Il corso della malattia ebbe vari picchi: nella primavera del 1918 ci fu un picco epidemico di moderata rilevanza e poi in autunno un altro picco di notevole gravità.
Causata dal virus H1N1, il numero di decessi superò di gran lunga quello dei caduti provocati dalla Grande Guerra.
I sintomi erano tosse, dolori lombari, febbre; successivamente i polmoni cominciavano a riempirsi di sangue e la morte poteva arrivare in pochissimi giorni.
Il virus della spagnola era anomalo, molto simile secondo gli scienziati al virus dell'aviaria e a quello della influenza suina. Tra il 1918 e il 1919 quel virus causò più morti della "peste nera", che sconvolse l'Europa a metà del ‘300.
Inizialmente la gravità e l'origine della malattia non venne capita. Soltanto i giornali spagnoli riportarono notizie sulla sua diffusione in quanto la Spagna non era coinvolta nella prima guerra mondiale e la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra.
Negli altri paesi europei il propagarsi dell'influenza fu taciuto ed i giornali dell'epoca ne parlarono tutt'al più come un'epidemia circoscritta alla Spagna.
Così fu denominata febbre spagnola, ma il focolaio originario
non fu nella penisola iberica. La Grande Influenza, altro nome con cui veniva chiamata, partì in realtà dagli Stati Uniti.
Molti personaggi illustri morirono conseguentemente alla febbre spagnola. Tra questi il poeta francese Guillaume Apollinaire, Edmond Rostand, drammaturgo autore dell'opera teatrale "Cyrano de Bergerac", il sociologo tedesco Max Weber.
In Lunigiana,
ove ebbe il suo momento cruciale nel primo semestre
del 1918, vi fu un'alta mortalità dovuta all'elevato potere patogeno del germe, la cui forza variava da territorio a territorio.
Gli effetti
disastrosi dell'epidemia mise a dura prova il coraggio e
l'abnegazione dei confratelli della Confraternita della Misericordia, i quali, dall'inizio del conflitto mondiale, erano
già impegnati, come infermieri volontari,
ad assistere i feriti di guerra che giungevano all'ospedale militare installato nei
locali del Seminario Vescovile a Pontremoli.
Per l'abnegazione con cui aveva svolto i compiti di assistenza dei malati e dei feriti, alla Misericordia di Pontremoli, alla conclusione
del doppio, gravissimo impegno, venne assegnata la medaglia d'oro.
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