Gio
Rolando Villani
giurista, letterato, mercante (1510-?)
Gio Rolando Villani incarna nella sua persona le tre figure del
mercante, del giurista e del letterato, quelle che meglio rappresentano
la Pontremoli fra il '300 e il '700. Qui nasce nel 1510 quando il
borgo intesse da tempo una vasta rete di relazioni mercantili con
Genova, Milano, Firenze e persino Venezia, mentre i giuristi pontremolesi,
che non possono fare la loro fortuna in patria, vanno a portare
i loro uffici come magistrati, giudici o docenti in potentati e
stati di tutta Italia. Il padre di Gio Rolando è appunto
un giurista, che ha seguito la via del Genovesato, viene nominato
dalla Serenissima Repubblica Vicario nell'isola di Chio nell'Egeo
e parte per essa lasciando il figlio in fasce. Gio Rolando trascorre
la propria giovinezza in una Pontremoli che aveva trovato, nella
seconda metà del '300, un proprio equilibrio economico e
politico sotto l'autorità del ducato milanese, che ora invece
si trova in difficoltà, contesa e governata da diversi padroni
durante i conflitti della Francia prima con gli Asburgo e poi con
la Spagna. Suo padre lo chiama a Chio ed egli stesso ci racconta
il viaggio nelle cronache che poi scriverà. Parte da Pontremoli
nel marzo 1529 per Venezia, dove incontra alcuni compatrioti là
residenti, qui s'imbarca su una delle navi dei Giustiniani, la famiglia
di armatori e mercanti genovesi che teneva sotto il suo controllo
l'isola di Chio. Viaggia lungo l'Istria e a Idara incontra un altro
pontremolese, Lazzaro Gnocchi, che là ha messo su casa, famiglia
e fa il mercante. Poi è a Durazzo e ad Otranto sfugge alle
navi turche, percorre le coste della Grecia e gli arcipelaghi dell'Egeo;
alla descrizione aggiunge rilievi urbanistici ricordando le vicende
degli eroi omerici. Vede Atene e Samo, e finalmente giunge a Chio
il 3 luglio del 1529, dove trova il padre onorato amministratore
della giustizia. Il vecchio Villani spinge il figlio verso i commerci
approfittando dell'aiuto che gli può venire dagli stessi
Giustiniani, i quali prestano subito del denaro al giovane e lo
affidano a un loro agente che gli insegni il mestiere. Lo vediamo
allora vendere stoffe a Tiro in Asia e a Lamek. Compie altri viaggi
a Smirne, Lesbo, a Costantinopoli, nel Mar Nero, da qui si spinge
lungo il Danubio fino alla Valacchia acquistando e vendendo merci.
Torna a Chio il 27 luglio del 1531 e trova il padre morto, si decide
allora a tornare in patria per continuare gli studi e ricoprire
poi l'ufficio lasciato dal padre. Ci descrive il viaggio di ritorno
e la commozione con cui il 31 gennaio del 1532 rientrò a
Pontremoli ad abbracciare e suoi. Gio Rolando non tornerà
a Chio, trascorrerà a Pontremoli il resto della sua vita,
sarà maestro di grammatica, notaio e uomo politico, svolgerà
per il Comune importanti atti e ambascerie. Secondo lo stile di
tanti umanisti del tempo scriverà una storia del mondo che
ha come fulcro le vicende di Pontremoli. E' un convinto assertore
del mito di Apua, la città dei Liguri Apuani dalla cui distruzione,
operata dai barbari nel medioevo, sorgerà Pontremoli che
egli chiama per questo Appontremolo. Sotto questa leggenda e altre
relative all'origine del borgo si adombrano fatti autentici dell'età
prefeudale, ma soprattutto c'è il desiderio dei pontremolesi
del '500 di esaltare l'antichità e l'importanza del luogo
e di darsi un'autonoma identità derivante dai Liguri Apuani,
che li distingua da Luni romana e capitale della diocesi, per ottenere
l'ambito titolo di città nobile con l'erezione di una sede
vescovile. Le cronache dei suoi tempi, insieme a quelle di Ser Marione
Ferrari sono uno dei documenti più interessanti relativi
alla Lunigiana del '500. |