Pietro
Cocchi
pittore (1826 - 1846)
Pietro Cocchi nacque a Pontremoli nella parrocchia di S. Cristina
il 27 gennaio 1826. Fin dai primi anni rivelò una spiccata attitudine
al disegno di cui apprese i rudimenti dal sarzanese Sebastiano Morotti.
I suoi primi saggi pittorici destarono meraviglia nei suoi concittadini
e acquistò ben presto la fama di fanciullo prodigio. Alcuni pontremolesi
di allora, presagendo le possibilità del giovanissimo artista, si
interessarono a lui e vollero provvedere alla sua educazione. Ciò
non deve meravigliare, Pontremoli godeva a quel tempo di una invidiata
tradizione artistica, affermatasi nel '700 e rappresentata da artisti
quali G. Battista Natali, Giuseppe Bottani, Antonio e Giovanni Contestabili,
Pietro Portogalli.
A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo lavorarono
a Pontremoli valenti artisti forestieri come Jacopo Berger di Chambery,
maestro di pittura all'Accademia di Napoli, il veronese G. Cignaroli,
che fu tra i più qualificati pittori italiani del tempo e il senese
Giuseppe Colignon. Tutti questi artisti arricchirono Pontremoli
di notevoli opere decorative, pittoriche e architettoniche che si
conservano ancora in quasi tutte le chiese e nelle case patrizie
della città. L'ambiente si presentava dunque particolarmente adatto
a favorire le inclinazioni artistiche del giovanissimo Cocchi. Protettori
ed ammiratori del pittore furono Antonio Ricci, Alessandro Malaspina,
Luigi Pavesi e Daniele Zucchi Castellini.
Con l'aiuto di questi
mecenati Pietro Cocchi poté avere mezzi per recarsi nel 1841 a Firenze
e frequentare i corsi di pittura presso l'Accademia di Belle Arti,
allora tra le più famose d'Italia. Qui fu allievo di Bezzuoli e
sviluppò la sua abilità di ritrattista, di cui diede saggio nei
ritratti di Antonio Ricci e della moglie di questi Luisa Mozzoni
di Carrara, eseguiti nel 1844. Bellissimo per tecnica, espressione,
vivacità di tinte e contrasto risulta il ritratto del Ricci col
quale Cocchi si colloca tra i migliori ritrattisti italiani della
prima metà dell'800.
In quest'epoca si stacca dal tradizionalismo
accademico e anticipa temi, atteggiamenti e forme prevalsi più
tardi nella pittura ottocentesca.
Pietro Cocchi donò ad amici e
benefattori lavori e saggi eseguiti all'Accademia di Firenze, che
ancora si conservano. La tisi gli impedì di continuare la sua opera
di artista. Morì ventenne a Firenze il 3 dicembre 1846 ed ebbe sepoltura
nei sotterranei del chiostro di S. Maria Novella. |