Pietro
Giovanni Parolini
musicista (1789 - 1875)
Fu uno dei personaggi pontremolesi più conosciuti
e autorevoli nel secolo scorso. Musicista, compositore di
repertori a carattere religioso, seppe guadagnarsi nella
sua lunga vita di studi una fama nazionale.
La sua carriera
di musicista fu indubbiamente, in qualche modo, condizionata
dall'affetto che portava alla sua città, che lo indusse
ad accontentarsi di un posto di Maestro di Cappella e organista
della cattedrale invece che inseguire i richiami più
allettanti della notorietà fuori del borgo natio.
La sua predisposizione per la musica trovò applicazione
e guida all'età di tredici anni presso alcune dilettanti
locali di pianoforte che lo indirizzarono successivamente
a Borgotaro dal noto maestro Carlo Gervasoni. Qui Parolini
si applicò allo studio dell'accompagnamento con grande
volontà tanto che in breve tempo fu in grado di seguire
senza alcuna preparazione, e all'improvviso, brani musicali
impegnativi.
Imparò, saltando le tappe, per la dedizione
che poneva nello studio, la teoria della composizione musicale
così che a diciannove anni provò a comporre
una messa a tre voci concertata che fu eseguita con grande
successo nell'Oratorio de' Disciplinati di Borgotaro.
In
quello stesso periodo scrisse altre messe e vespri a tre
e quattro voci e numerosi brani di musica sacra.
A Parma
nella chiesa del Rosario nel 1810 furono eseguiti, da un'orchestra
diretta da lui stesso, una messa e un vespro a quattro voci
che ottennero generali consensi. Nel genere profano produsse
varie musiche, opere e molte sinfonie a piena orchestra.
Parolini ottenne nel 1812 il primo premio di un concorso
triennale bandito dall'Accademia delle Belle Arti di Firenze
per una sinfonia concertata sullo stile di Haydn. Successivamente
guadagnò altri due premi sempre dalla stessa Accademia
negli anni 1816 e 1822 per aver musicato l'ultima scena
dell'atto secondo del "Demofroonte" di Metastasio ed il
poema drammatico di Ossian "Comala". In questo tempo veniva
nominato Accademico dell'Istituto Fiorentino e maestro onorario
della Società Filarmonica di Viterbo.
Nel 1819 scrisse
e mise in scena al teatro La Pergola di Firenze "Ifigenia
in Aulide" un melodramma che riscosse un lusinghiero successo.
A Pontremoli diresse l'Accademia vocale e strumentale dei
Risorti Apuani che mise in scena le migliori opere del tempo
al teatro della Rosa. Compose nella maturità della
lunga carriera numerose musiche da chiesa che fu chiamato
a dirigere in varie città italiane.
Tra le opere
di carattere religioso si ricordano: una grande Messa da
requiem, scritta per i funerali del Granduca di Toscana
Ferdinando III nel 1824; una Salve Regina a tre voci concertata,
composta per la festa del 2 luglio in onore della B. Vergine
del Popolo; le Lamentazioni, i Responsori, il Miserere e
gli Inni della Settimana Santa.
Terminò di scrivere
a 86 anni una Messa solenne a più voci che tuttavia
la morte (1875) gli impedì di vedere eseguita. |