Giovanni
Sismondo
vescovo (1879 - 1957)
Monsignor
Sismondo nacque a Brusasco nella diocesi di Casale Monferrato
il 13 settembre 1879 da Giuseppe ed Irene Mijno.
I suoi genitori
erano contadini e fu a questa scuola di vita, dura ma legata agli
eterni valori della fede cristiana che Sismondo crebbe. Terminate
le scuole elementari, aiutò la famiglia nel lavoro dei campi.
Fu ordinato sacerdote il 16 luglio 1905. Conseguita la laurea
in dogmatica nel 1907 presso la facoltà di Torino, insegnò in
seguito eloquenza, storia e teologia morale presso il seminario
di Casale.
Il 6 febbraio 1930 l'Osservatore Romano riportava la
nomina di monsignor Sismondo a vescovo di Pontremoli. Il 13 aprile,
sotto una pioggia scrosciante (così riportano le cronache dell'epoca),
fece il solenne ingresso in Pontremoli, iniziando un apostolato
durato 25 anni. Nel luglio del 1939 celebrò il secondo Sinodo
diocesano, in occasione del decennio di episcopato fu nominato
dalla Santa Sede assistente al soglio pontificio.
Ma l'opera di
monsignor Sismondo emerse e acquistò particolare rilievo durante
il periodo bellico. In quel periodo operò con illuminato vigore
intervenendo ripetutamente contro i rastrellamenti e tutte le
forme di violenza, salvò dalla morte moltissimi partigiani dando
il suo appoggio al movimento della Resistenza.
Fu più volte minacciato
dai nazifascisti, fatto per due volte prigioniero dai tedeschi,
fu oggetto di una meschina campagna di calunnie e ricatti che,
tuttavia, non lo piegò.
Tra i molteplici episodi si ricorda quello
accaduto nella notte tra il 25 e 26 aprile del '45: al tenente
prussiano che era venuto ad arrestare il vescovo ed i suoi collaboratori
e ad annunciare che la città sarebbe stata bombardata, se non
fossero stati rintracciati due tedeschi del comando fuggiti con
importanti segreti militari, monsignor Sismondo disse: "Voi non
avete diritto di infierire contro una città indifesa, né di toccare
i suoi abitanti, i suoi viveri e le sue case. Nessuna legge può
giustificare la vostra violenza. Se volete del sangue prendete
il mio!".
Nel dopoguerra una grave malattia minò la sua forte
tempra, nell'ottobre del 1954 fu costretto a rinunciare al governo
della diocesi di Pontremoli. Partì da Pontremoli il 2 febbraio
del '55 e si ritirò a Torino nella Piccola Casa della Carità.
Prima di morire volle inviare a Pontremoli il suo ultimo omaggio:
tre rose a testimoniare il suo amore per la città.
Si spense il
7 dicembre 1957 e la sua salma venne trasportata a Pontremoli
e tumulata nella Cattedrale.