Giuseppe
Zambeccari
medico (1655 - 1729)
Pontremoli volle dedicargli quel ponte che tanto fece discutere
nei primi anni di questo secolo, ma oggi solo i cultori
di storia locale sanno definire con precisione il personaggio.
Nacque a Castelfranco di Sotto nel 1655 da Bernardino Zambeccari
e Livia Maraffi, appartenenti a note e antiche famiglie
pontremolesi. A diciotto anni chiese di essere ammesso al
Collegio Ducale della Sapienza di Pisa per intraprendervi
gli studi universitari di medicina. Si laureò nel
1679 e successivamente si recò a Firenze "per fare
la pratica" e lì conobbe Francesco Redi uno degli
scienziati più rigorosi nell'applicare alle scienze
naturali e alla medicina il metodo sperimentale.
Sotto la
guida del Redi, noto oggi forse più come letterato
che come medico, Giuseppe Zambeccari si avvicinò
alle esperienze di ricerca sugli animali che descrisse,
in seguito, in una famosa lettera indirizzata al maestro
e che fu pubblicata a Firenze nel 1680.
Le sue osservazioni
sono un vero e proprio trattato di vivisezione e di fisiologia
sperimentale nel quale tecnica, rigore scientifico ed originalità
stupiscono ancora oggi.
L'amicizia con Redi e la considerazione
che seppe guadagnarsi attraverso gli studi gli valsero la
nomina a "lettore straordinario" di medicina pratica all'Università
di Pisa nel 1681.
Iniziò insegnando quella che oggi
viene chiamata "clinica medica", con un assegno di 130 scudi
l'anno. Nel 1689 fu promosso alla cattedra di medico ordinario
e l'anno seguente fu affiancato a Lorenzo Bellini nell'insegnamento
di anatomia alla Sapienza.
Col nuovo incarico accrebbe il
numero delle lezioni, che impartiva anche in sede privata,
invitando gli studenti presso il suo studio per approfondire
gli argomenti trattati. Nel 1704 successe a Lorenzo Bellini,
nessuno meglio di lui poteva occupare la cattedra di anatomia.
L'indirizzo del suo insegnamento fu essenzialmente pratico
e sperimentale, la sua fama è legata in particolare
alle esperienze sugli animali per le quali fu definito un
precursore della moderna fisiologia.
Stanno a testimoniarlo
le opere che ci sono rimaste: "Esperienza del Dott. Giuseppe
Zambeccari intorno a diverse viscere tagliate a diversi
animali viventi e da lui scritte e dedicate all'Illustrissimo
Signore Francesco Redi", Firenze, MDCLXXXI; "Breve trattato
de' Bagni di Pisa e di Lucca", Padova, MDCCXII; "Lettere intorno al
sonno e alla veglia e all'uso dell'oppio", Pisa, 1685; "Lettera
della dottrina delle separazioni", Pisa, 1686; "Idea glandulae,
fabrica, usu et generali doctrina secretionis", (Bibliot,
Naz. Fi.); "Dissertazioni sul digiuno", (Bibliot. Naz. Fi.).
Numerosi altri studi sono andati perduti, ci rimangono,
assai interessanti, quattro lettere a Guido Grandi, ritenuto
da Newton il più grande matematico d'Europa a quel
tempo legato a Zambeccari da grande amicizia e col quale
intraprese le prime esperienze con la macchina pneumatica.
Con Pontremoli Zambeccari intrattenne sempre relazioni ed
amicizie, in città lo troviamo anche socio dello
speziale Bonaventura Falaschi nella gestione di una farmacia
i cui affari non dovettero troppo soddisfarlo.
Zambeccari
morì a Pisa nel 1729.
Alla fine del secolo scorso
la sua opera trovò rivalutazione negli studi di Augusto
Murri, Roberto Alessandri e Carlo Fedeli, che riscoprirono
il valore scientifico e precorritore del suo insegnamento. |